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Gesù e il Padre |
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Gesù non si capisce da sè stesso ma nel suo polo di riferimento che è il Padre, non si spiega da sè stesso. Non è chiarissimo questo suo rapporto con il Padre prima della Pasqua, in sè è molto chiaro, ma i discepoli non lo capiscono bene questo rapporto prima della Pasqua. Importantissimo per questo rapporto è la preghiera di Gesù, l'evangelista Luca ci dice bene quante volte Gesù pregava, e quando pregava, pregava sempre “Padre” o Abbà, "Dio" solamente sulla croce, ma è la citazione di un salmo. Abbà si trova in Mc 14,36, solo lì nei vangeli, c'è altre due volte nella lettera ai Romani e ai Galati. Significato profondo nel contesto della preghiera del Getsemani, questo versetto non è importante soltanto a livello esegetico storico, ma anche dogmatico. Secondo alcuni Abbà è un termine più familiare potrebbe essere tradotto con papà, babbo, ed sarebbe un'espressione poco, quasi per nulla usata nella fase pregesuana. Dal 1965 sino ad oggi le ricerche si sono sviluppate, resta di fatto che Gesù ha detto realmente “Abbà”, ma non significa Papà, non è detto dal bambino nei confronti del proprio padre ma anche dall'adulto nei confronti dei genitori, ne è prova il fatto che il corrispondente di Abbà in greco non è pappas, che significa papà, ma pater. Il termine Abbà non è vezzeggiativo. L'invocazione a Dio come Padre è diffusa nel giudaismo, il giudeo quando prega si rivolge a Dio e lo chiama spesso Padre Nostro, addirittura Dio è conosciuto come madre. Gesù non è stato il primo a dire “Padre Nostro”, questo senza escludere il rapporto particolare tra Gesù e Dio.Questa espressione fa parte del contesto dell'esperienza religiosa di Gesù, esperienza nel senso del suo esprimersi relazionandosi al Padre, Abbà non è tanto qualche cosa di intellettuale ma esprime la sua esistenza, il Padre è il destinatario e il termine dell'esperienza di Gesù. In tutto il Nuovo Testamento Gesù non si rivolge mai allo Spirito ma sempre al Padre, lo Spirito nel caso è il tramite di questa preghiera, al punto che possiamo dire che la preghiera di Gesù non poteva che avvenire nello Spirito. Se noi ci portiamo al cuore della cocienza storica di Gesù, questo dato può essere considerato il punto centrale del messaggio neotestamentario. Ieremias è un teologo protestante che si distacca da Bultman e sceglie altre strade, è un tenace conquistatore di quello che Bultman negava, lo scetticismo di Bultman era nel ricostruire la fase gesuana, Ieremias studia la storia allora, è stato un grande personaggio, come cattolici dobbiamo qualcosa a Ieremias. Secondo Ieremias lo studio dei diversi strati della tradizione evangelica, concordano nel dire che Gesù ha evocato il padre tutte le volte che ha pregato Dio, sempre con questo termine l'ha pregato e il pregio di Ieremias è quello di far vedere che la parola “Padre” è saldamente legata alle parole di Gesù. Ci sono delle parole nel Nuovo Testamento che non possono che essere attribuite al Gesù storico. Il torto di Ieremias forse è di voler troppo dimostrare. Si son trovati dei Targum in cui la parola Abbà non è solo la parola degli infanti ma degli adulti, di fatto è un termine che era poco utilizzato nell'Antico Testamento. Il fatto che nelle lettere di San Paolo si usa la parola Abbà, vuol dire che ha preso questa parola perchè probabilmente detta proprio da Gesù, visto che non era così comune nè prima nè dopo di Cristo. Anche nell'Antico Testamento Dio consola come una madre, come un padre, ma qui c'è una mediazione umana. È soltanto nello Spirito Santo che possiamo comprendere questo rapporto tra Gesù e il Padre. Il rapporto tra Gesù e lo Spirito non è mai diretto se non in Luca, che è il vangelo più pneumatologico. Luca ci dice quel che ci dice già Paolo che le preghiere di Geù sono nello Spirito. La preghiera del Padre Nostro rivela veramente chi è il Figlio e lo distingue da noi, Gesù è il Figlio del Padre, noi siamo innestati, Gesù è evento escatologico, ma storicizzato, avvenimento personale della vicinanza di Dio. La figliolanza divina passa attraverso questo avvenimento storico, Gesù è Dio uomo, è questa umanità divina. |