|
|
Exousia, autorità |
|
|
|
Questo modo di fare di Gesù nell’insegnamento tradisce un atteggiamento che i vangeli traducono con una parola difficilmente traducibile, la parola è exousia, che potrebbe essere tradotta con autorità o autorevolezza, questa è l’autorità della sua parola ma anche dei gesti che compie. Gesù parla con autorità e non come gli scribi Mc 1,22. Nel primo capitolo di Marco c’è già tutto Gesù, si dice già all’inizio che è Figlio di Dio, poi il confronto con il Battista, il battesimo di Gesù, l’annuncio del Regno e poi si allude all’autorità della parola e poi dell’autorevolezza di Gesù. Un’autorevolezza doppia, parola e segni. Noi diciamo miracolo, ma è un po’ causa del nostro razionalismo, noi pensiamo a qualcosa che rompe le leggi della natura, nella Scrittura indica invece il meraviglioso ciò che suscita stupore, è la gloria di Dio che appare attraverso appunto dei segni. La parola exousia è difficilmente traducibile quindi, c’è anche una potenza spirituale, non è solo autorità, ma è autorevolezza di Gesù attraverso i suoi gesti salvifici. Per quanto riguarda l'exousia della parola quando Gesù apre bocca parla come qualcuno di straordinario, una parola che non si è mai sentita, una dottrina nuova che non si era mai sentita insegnata con autorità, secondo autorità. La potenza della parola legata al segno dei gesti. Gesù come taumtaturgo ma anche qui a modo suo non è la sua attività prevalente, ma questa potenza taumaturgica di Gesù è di chi si pone in continuità per un verso con l’Antico Testamento e per un altro verso no. Leviamoci dalla mente l’idea di miracolo come un’eccezione rispetto alle leggi scientifiche naturali, nell’Antico Testamento è più il senso del meraviglioso, dello stupore di fronte alla gloria di Dio. Si distinguono tre tipi di miracoli:
L’attività taumaturgica di Gesù è legata all’avvento del Regno non miracoli per far vedere la sua grandezza, ma segni dell’avvento del Regno, quindi miracolo come segno, non sono conferma esterna del suo autorevole insegnamento, ma sono dimensione intrinseca del Regno che viene. La venuta del Regno comporta fatti prodigiosi, Gesù è colui che sana dall’informità dalle malattie. Gesù è veramente liberatore, la Chiesa antica dirà salvatore, ma già qui nella fase gesuana lo è, non posso pensare Gesù senza dire che è colui che guarisce l’infermità del corpo e dell’anima, e anche per quanto riguarda gli apostoli è quella lo loro missione. Gesù adempie il messaggio di Isaia, Gesù attualizza alcune profezie antiche, legate ad esempio anche ad Elia o Eliseo, sulla linea dei profeti compie segni straordinari. Lc 4 rappresenta il manifesto dell’evangelizzazione, Gesù entra nella sinagoga di Nazareth e quando cita Isaia attribuisce a sé quello che Isaia aveva profetizzato, dei segni prodigiosi che significano compimento. Lc 4,21 dice che oggi si è adempiuta questa scrittura. Il collegamento tra lo Spirito di cui Gesù è unto e la missione di evangelizzazione e guarigione è strettamente collegato. La parola di Gesù è efficace perché Gesù è l’uomo dello Spirito. I miracoli che adempiono la visione di Isaia sono il miracolo sulla figlia di Giairo, sulla moltiplicazione dei pani, questi miracoli che appellano all’adempimento del messaggio di Isaia vogliono essere dei segni di presenza del Regno. Questi segni di presenza sono portatori di salvezza, una salvezza di tutto l’uomo anima e corpo ma la salvezza portata per tutto l’essere umano è anche un segno di rivelazione cristologica, cioè segni che manifestano la sua identità straordinaria di profeta del Regno. Questo aspetto è particolarmente presente nella letteratura giovannea dove non si parla mai di miracoli ma di segni che costringono a guardare colui che li opera e rendono trasparente la dignità e il potere e quindi la sua autorità salvifica. Nel racconto del miracolo del cieco nato c’è già una domanda di origine cristologica, il miracolato diventa colui che professa la vera identità di Gesù, nel vangelo di Giovanni questa identità è già divina, in maniera molto più esplicità dei sinottici. Il secondo gruppo di miracoli è quello in cui Gesù si mostra taumaturgo rispetto agli elementi della natura, la tempesta sedata o Gesù che cammina sulle acque, espressione della potenza creatrice di Dio. Dio è Signore del mondo di tutta la creazione, questo già ce lo avevano insegnato i salmi, nei miracoli di Gesù sulla natura ci si ricollega a questo, la regalità di Gesù si esprime nel suo dominio sulla natura. I gesti di Gesù richiamano le meraviglie di Dio nella storia della salvezza, qui però è qualcuno in carne e ossa che compie queste cose. È tutta una lode e un ringraziamento a Dio per le meraviglie di Dio, ma qui è un uomo in carne ed ossa a fare questo. Lo scandalo del cristianesimo è questo, Dio passa attraverso questo uomo in carne ed ossa, qui si manifesta la potenza di Dio. Gesù rende schiava la creazione, è chiaro che ci sono significati simbolici, la tempesta sedata è lo scoinvolgimento dell’anima umana, della natura, delle potenze demoniache, rappresenta la sconfitta quindi di Satana, ha incatenato il diavolo e ora riconduce la natura nell’ordine della signoria di Dio. Anche il camminare sulle acque ha una portata epifanica notevole, c’è anche qualche cosa di più esplicito perché questo racconto è un racconto epifanico rivela qualcosa ai discepoli, siamo di fronte a una simbologia straordinaria il “sono io non temete” è la rivelazione dell’identità di Gesù. Siamo rimandati alla stessa rivelazione di Dio che Gesù in qualche modo fa propria, in tutti questi miracoli appare un'autorevolezza straordinaria di Gesù che opera nella potenza di Dio, e diventano segni della rivelazione cristologica. Giovanni attribuisce direttamente questo “sono io” ai segni che ci dà e così “io sono il pane della vita”, tutto il capitolo 6 di Giovanni è esplicito. Nel vangelo di Giovanni i segni che Gesù compie sono rivelazioni di chi egli è. Potremmo dire che Giovanni traduce ciò che la realtà ci dice. Questo cammino di Giovanni è quello a cui portano i sinottici, Giovanni non l’inventa. Lc 11,20 Gesù scaccia i demoni con il dito di Dio. L’evangelista che più di tutti insiste sugli esorcismi e sulla retrocessione del Regno di Satana di fronte al Regno di Dio è Marco, più avanza il Regno di Dio e più retrocede il regno di Satana. Nel primo capitolo vediamo che dopo il versetto 14-15 ci si riferisce subito della guarigione di un ossesso. Irrompe il Regno di Dio e viene annientato il regno di Satana, chiaro che gli esorcismi sono nettamente collegati con le possessioni diaboliche, nel vangelo non si parla moltissimo del diavolo ma quando se ne parla è per far vedere che Gesù è colui che caccia fuori Satana. Gli esorcismi sono il segno dell’avvento in potenza del Regno di Dio, Dio agisce attraverso Gesù, che caccia i demoni. Perché sono un fatto nuovo gli esorcismi di Gesù rispetto al passato? Perché c’è discontinuità e quindi siam sicuri che questi appartengono alla fase gesuana? La pratica esorcistica nel I secolo era interpretata diversamente, c’erano degli esorcisti ma esercitavano il loro potere in nome di altri, Gesù lo fa nel proprio nome, questo elemento di discontinuità depone a favore di questi esorcismi e questo diventa un argomento della messianicità di Gesù, Gesù in prima persona ordina all’indemoniato di uscire. Gesù rivela un modo straordinariamente autorevole di fare, come qualcuno investito di una potenza senza pari, nessun israelita avrebbe scacciato i demoni nel proprio nome, c’erano caso mai delle intercessioni, è un argomento di carattere messianico, è una rivelazione di chi egli è. Quando parliamo di autorevolezza di Gesù diciamo che qui parla Dio, ma Gesù ha l’ardire inoltre di rimettere i peccati. Usa l’espressione Figlio dell’Uomo in terza persona, questo Figlio dell’Uomo ha il potere di rimettere i peccati, potere che ha solo Dio. La comunità primitiva vive la riconciliazione dal peccato, nella Pasqua e nella immersione del battesimo ha ricevuto il dono della fede per la riconciliazione. E Paolo la estende in una dimensione universale. L’esperienza dei primi cristiani è l’esperienza della riconciliazione, Gesù riconciliatore entro questa esperienza viene narrato, è un Gesù già sperimentato in un perdono ecclesiologico. L’impatto dirompente della prima comunità cristiana deriva da questo, da una comunità che vive il perdono e vive sommamente la fraternità quindi. Anche sul Gesù riconciliatore l’indice di storicità è altissimo perché si pone in discontinuità con l’ambiete giudaico. Nell’ambiente primitivo del I secolo si attendeva un perdono dei peccati alla fine dei tempi. I riti espiatori del tempio non bastano più non riuscivano ad allontanare i castighi di Dio. Gesù non parla di castighi di Dio ma compie gesti di misericordia che si collegano a quel comportamento globale. Come questo atteggiamento di Gesù si manifesta? Due atteggiamenti: Gesù chiama a raccolta tutti indistintamente e ci sono delle immagini nei vangeli che ci fanno vedere questo aspetto di chiamata universale. Il banchetto nuziale, tutti possono partecipare soprattutto pubblicani e peccatori, Gesù offre il suo perdono prima ancora che l’interlocutore si rende conto del suo peccato. Chiaro questo in Zaccheo e Levi, a differenza del movimento Battista non c’è bisogno di un cammino penitenziale prima, supera in questo modo le barriere di purità, tutti possono accedere al perdono di Dio, non per il loro cammino penitenziale, ma perché sono già figli. Gesù supera ogni siepe di purità, questo è il secondo aspetto, la distinzione tra il sacro e il profano è abolita. Il sacro nell’Antico Testamento è sacro perché santo, perché santificato, come per noi. È sacro ciò che è santificato non nel senso di separato come sarebbe etimologicamente, c’è qualcosa o qualcuno che diventano sacri perché santificati da Dio. Gesù ha fatto vedere che tutto può essere santificato se è nel suo nome e nell’accoglienza del suo nome e del suo perdono. Questo superamento certo non vuol dire che la riconciliazione è un fatto automatico, ha bisogno del nostro impegno, possiamo anche rifiutare il dono di grazia. Ma c’è una grazia data senza riserva e condizioni, e questo amore si espande tramite la comunità dei chiamati che ha come missione di servire i più piccoli, chiamati sono coloro che hanno voluto accogliere questo dono, non una elitte. L'autorità di Gesù non si vede tanto dai miracoli, ma dal rimettere i peccati, nessuno prima di lui l'aveva fatto. Gesù rompe alcune cose precostituite, rompe la legge dell'impuro e del puro ad esempio. L'autorità di Gesù non è per un riformismo sociale, ma deriva dall'annuncio del Regno, in Lui vive la regalità divina, la sua causa è soprattutto la causa del regno di Dio, questa motivazione sarà sempre di più non solo originale ma sempre più dirompente e sarà la causa di rottura con la classe dirigente. Gesù è uomo libero non è la libertà come soggettività, l'autonomia per l'autonomia, Gesù è relazionale nel suo rapporto con il Padre, e la sua libertà è proprio quella di manifestare questo rapporto. |