TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

Conosciamo e crediamo

 

Chi è Gesù Cristo?

 

Introduzione

 

Rapporto con l'ebraismo

 

          Dialogo non vuol dire svendere il proprio patrimonio, il dialogo vero si può fare quando sono chiare le identità. Nella Nostra Aetate c’è un passaggio importantissimo riguardo all’ebraismo, quali sono i punti che ci collegano con la tradizione ebraica?

  1. La bibbia ebraica

  2. Gesù è un ebreo e lo è per sempre, non è solo un fatto culturale, parlare quella lingua e starci dentro, dentro la quella visione del mondo e delle cose, è un fatto rilevante

  3. Dal popolo ebraico nacque la vergine Maria e gli Apostoli

  4. La Chiesa trae origine dall’ebraismo a cui sono stati innestati i rami selvatici dei pagani

  5. Ci accomuna la struttura della liturgia cristiana, incomprensibile senza quella ebraica

  6. Le grandi feste che abbiamo in comune

Questi sei motivi sono sufficienti per farci capire che il cristianesimo supera la sua radice ebraica ma non la può tralasciare. Ci unisce all'ebraismo l'unica vocazione irrevocabile, quella alla salvezza, quella all'unico Dio, allo stesso Dio. Il rapporto privilegiato nei confronti di Israele sta nella linea comune, nei due comandamenti centrali del cristianesimo, presenti anche in Deuteronomio 6,5.

L’incontro di Giovanni Paolo II con la sinagoga a Roma è stato un evento importantissimo, dice che gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori è stato molto importante. Questo legame è stato portato avanti anche in discorsi importanti di Giovanni Paolo II che parla di vocazione irrevocabile dell’ebraismo è lo stesso Dio che si è rivelato a loro e a noi, è naturale quindi che con l’ebraismo c’è un rapporto privilegiato del cristianesimo.

Bisogna stare attenti ad appropriazioni indebite e stare attenti a rispettare, però, le reciproche diversità. Soltanto negli anni 80 d.C., e non dopo, nella preghiera delle 18 benedizioni, cioè benedizioni contro gli eretici, è un eufemismo in realtà è una maledizione, quando finiva questa preghiera si diceva che i nazareni non dovevano avere nessuna speranza, spariscano all’istante cancellati dal libro della vita, senza essere scritti nei libri dei giusti. Un’altra volta si parla di Gesù in un Talmud, si parla di un certo Gesù Baldera, nato da un rapporto adulterino e quindi messo al bando dalla comunità. Nel medioevo ci sono dei libelli molto importanti, Rabano Mauro riporta un giudizio di un libello, dove Maria sarebbe una parrucchiera che si fa sedurre da Bandera, il marito la lasciò e lei allevò questo figlio, Gesù ruba il tetragramma e lo usa per fare delle magie.

Questo è durato fino agli inizi del 1900, comincia a cambiare qualcosa nell'epoca moderna quando troviamo una classe intelletttuale dentro l'ebraismo più sensibile alla storia di Gesù. Non tutto l'ebraismo rivaluta la storia di Gesù, rimangono pensieri negativi. Gesù per questa nuova corrente non è un ebreo apostata, ma un ebreo singolare. Gesù era un vero ebreo: un ebreo è un vero ebreo quando è un osservante della legge, Gesù è un vero ebreo osservante, inoltre Gesù parlava e predicava entro questa cultura ebraica, il suo parametro non va al di fuori di questa cultura, al massimo Gesù la radicalizza, c'è qualcosa di particolare però in questa figura, parla in modo unico di Dio come di suo padre, nessun pio israelita si sarebbe sognato di rivolgersi a Dio chiamandolo padre, se non rivolto a tutto israele come figlio di Dio. Il senso della paternità di Dio non è mai al singolare, però è anche il motivo per cui è un ebreo radicale che però va oltre le righe, c'è un disagio di fronte a Gesù, ed è quello di alcuni elementi incompatibili con l'ebraismo, quella della verginità, quella del figlio di Dio inteso come essere simile a Jahvè.

Prima volta che un ebreo cerca di ricostruire scientificamente i fatti, Klausner, il merito di questa opera è restituirlo alla sua ebraicità, il Gesù della Chiesa è stato contaminato dal mondo ellenistico e occidentale, era un ebreo osservante e la Chiesa l’ha fatto diventare il Figlio di Dio. Istintivamente per questi autori il Gesù di Paolo e di Giovanni è una metamorfosi di Gesù che diviene Figlio di Dio. Si mette in evidenza che Gesù era un giudeo osservante che osserva la morale ebraica ma in maniera così radicale che va un po’ oltre. Questa prima opera di Gesù è positiva per un certo verso, dall’altra vuole depurare da tutte le sue caratteristiche soprannaturali, ad esempio Gesù è figlio di Maria e Giuseppe inconcepibile per un ebreo il concepimento verginale.

Una figura ecumenica, un ebreo che veramente cerca di conoscere il Cristianesimo è Isaac, scrive un libro intitolato Gesù e Israele, ha dialogato anche con esponenti della Chiesa Cattolica. Il dialogo tra ebrei e cristiani nasce dopo la seconda guerra mondiale, quando si risolve il problema della costituzione dello stato di Israele. Isaac è stato un pioniere, insiste sull'ebraicità di Gesù secondo la carne, sul fatto che il cristianesimo nasce impiantato sul ceppo ebraico. Le sue principali affermazioni:

  • Affermazione di Gesù come un ebreo secondo la carne, considerandolo in continuità con l’ebraismo. Quelli che hanno voluto veramente dialogare hanno messo il vangelo di Matteo al centro.

  • Non è vero che tutto il popolo di Israele ha rifiutato Gesù, ha avuto una grande accoglienza nel popolo di Israele e i primi apostoli sono ebrei. Isac rimane ammirato in quanto alcuni fratelli ebrei ritengono che ci sia una continuità con Gesù.

  • Isac vuole sdoganare le responsabilità della morte di Gesù dal popolo di Israele. Secondo Isac da un punto di vista storico l’accusa di deicidio è fuori luogo, c’è una parte del popolo d’Israele che non lo condivideva, ma è stato mandato a morte dai sadducei, asserviti a Roma, odiati da una parte del popolo ebraico proprio per essersi venduti ai romani

Altro passo avanti un grande autore della filosofia ebraica Martin Buber, l’icona del pensiero ebraico moderno, nel 1050 scrive un saggio Due forme di credere, l’una è l’ebraismo l’altra è il cristianesimo. Vede la figura di Gesù in modo particolare, dando a Gesù un posto particolare nella storia di Israele, un fenomeno importante per Israele. Martin Buber afferma che fin dalla giovinezza ha avvertito la figura di Gesù come fratello, un ebreo che dice questo è qualcosa di speciale. Martin Buber considera Gesù dentro il patrimonio della religione ebraica, Gesù è un vero praticante. La fede in Gesù diventa motivo di divisione, la fede di Gesù è invece un punto d'incontro, Gesù è un ebreo ed è rimasto tale e non ha voluto fondare il cristianesimo, il cristianesimo è venuto dopo con l'ellenismo, Paolo ha stravolto tutto, ha fatto diventare cristiano Gesù, che invece rimane un ebreo, i testi evangelici sono inficiati di cultura ellenistica. Nella contaminazione ellenistica i titoli dati a Gesù sono diversi da quelli dell'ebraismo, questi passaggi hanno divinizzato Gesù, parole come Messia o Figlio di Dio erano gia appartenenti all'ebraismo e non lo mettevano sullo stesso piano di Dio come ha fatto poi ad esempio il vangelo di Giovanni. Di Gesù così resta la sua osservanza, questo diventa un punto di divergenza, perchè per noi l'ellenizzazione evangelica è un aiuto alla comprensione di Gesù.

Pincas Lapide ha cominciato a dialogare pubblicamente con i cattolici, c’è un teologo cattolico dissidente Hans Gung, che si era dedicato molto al dialogo con l’ebraismo. Ci fu un dialogo pubblico tra due autori, il testo di questo dialogo è del 1980. Quali sono i punti di contatto irrinunciabili perché era ebreo

  1. Gesù era ebreo per ciò che sperava

  2. Gesù era ebreo per la sua escatologia, per come vedeva il futuro, lo concepiva come il venire di Dio verso di noi, con una carica escatologica incredibile, la speranza per un ebreo si fa storia, e la storia non si risolve nella storia, ma nella metastoria.

  3. Gesù è vicino all’ebraismo nel suo comportamento, nell’ethos ebraico, nel suo credere che la Torah è centrale.

  4. La sua ceca fiducia in Dio, c’è una concezione della provvidenza divina che li accomuna entrambi

  5. Gesù è un ebreo nella sua impazienza tipicamente messianica, giudaica, l’ebreo è un uomo che vive drammaticamente l’attesa messianica, e questo anche in Gesù si vede

  6. Gesù era un ebreo per la sua tipica sofferenza ebraica.

Il fatto che Gesù fosse in contrasto con il suo ambiente, un vero ebreo carismatico è sempre controcorrente e in contrasto, non è un segno di discontinuità ma casomai della sua grandezza. Il cristianesimo è una religione del chi, del redentore, l’ebraismo è una religione del che cosa, della redenzione. Ciò che fa la differenza è che per il cristianesimo il tempo è compiuto, la nostra cristiana è quindi una religione del redentore quella di Israele è della redenzione. La figura regale è una figura mediatica in Israele, di mediazione molto forte, con lo Spirito che scende su di loro, la differenza è che la persona di Gesù reinterpreta quelle mediazioni e le fa sue. Gesù è messia, profeta e re, tutto questo unito in una persona gli ebrei non lo accettano. Gli ebrei pregano che arrivi il Messia, non pregano il Messia. Gesù è un osservante, è un fedele a Dio fino in fondo, Gesù non è stato un eretico, tutti i geni di Israele da Mosè in poi hanno avuto sempre tensioni con il loro popolo dice Lapide. La diversità in fondo è che i cristiani pregano ogni giorno il redentore, credono che la salvezza sia già entrata nella storia, gli ebrei ogni giorno pregano per la redenzione.

Accanto agli autori menzionati occupa un posto di rilievo Iacob Noisner Dialogo con Gesù di Nazareth, ebbe un notevole successo, vuole diventare per un momento discepolo di Gesù, quindi lo segue con rispetto. Benedetto XVI ha dedicato una trentina di pagine del suo libro Gesù di Nazareth e dichiara che questa disputa tra un ebreo e Gesù è stata per lui molto costruttiva, questo dialogo gli ha aperto gli occhi su come intendere la Torah, la legge. Dov’è il motivo di tanta stima? Sta nella sua onesta intellettuale, intende il dialogo ebraico cristiano schiettamente, senza nascondere le differenze. Anche se alla fine l’esito sarà un distacco rispetto all’alterità di Gesù il congedo non sarà negativo, Noisner riconosce a Gesù l’amore che lo trasporta quindi c’è un distacco senza sentimenti negativi. La scelta del vangelo di Matteo diventa importante il dialogo deve porsi su ciò che è più comune, e il vangelo di Matteo è il più ebraico dei Vangeli, evita la polemica del Paolo che ha tradito il giudaismo o di Giovanni che sarebbe un vangelo antigiudaico. Il vangelo di Matteo pone l’accento sui problemi di maggiore interesse per quanto riguarda la Torah. Gesù insegna la Torah al pari di altri maestri, ma pretende di mettersi al di sopra della Torah, io come ebreo lo seguo voglio capire perché, ma come faccio come ebreo a seguire qualcuno che mi dice di andare oltre la Torah, ciò che spaventa Noisner è la centralità dell’io di Cristo, il Papa a questo punto rimane impressionato dall’analisi dell’autore, ha toccato il cuore della realtà. Qui non si tratta solo di anticonformismo, non è Gesù che va al di là di alcune regole è che Gesù si pone autorità.

Dalla prospettiva della Torah solo Dio è il Dio del sabato, tutto quello che Dio vuole l’ha rivelato sul Sinai, Gesù insegna tutto questo in un modo differente, egli ha inteso individualmente quello che il resto di Israele ha inteso dire. Chi segue Gesù di Nazareth sa che attraverso di lui conosce Dio. Il Papa riconosce di aver colto il nodo della differenza. Proprio la sincerità di Noisner gli consente dopo averlo amabilmente ascoltato di non seguirlo sulla sua strada, perché non se la sente? Per il suo essere Figlio di Dio e non si sente di accettare soprattutto ciò che Gesù è per la vita di Israele.

  • Se si diventa discepoli di Gesù si viene ad esaurire praticamente la struttura della Torah, se Gesù è sopra la Torah viene a mancare ciò che tiene unito il popolo ebraico, la Torah. Un vero israelita credente ritiene l’Israele eterno, ritiene che è un alleanza eterna quella di Dio con il popolo, noi riteniamo che questa alleanza eterna l’ha interpretata Gesù.

  • La perdita di funzione universale dell’Israele eterno sul piano sociale e politico, ciò che per noi significa portare fino alle estreme conseguenze il piano di universalità per loro è un fermare questo disegno di universalità di Dio. Pretesa del maestro di Nazareth di essere centro e origine del nuovo Israele. È proprio su questo punto che le due strade si dividono, per Noisner tutti i popoli tenderanno a Israele, per noi tutti pregheranno Dio nelle scritture di Israele, non possiamo spezzare il dialogo con l’ebraismo, lì inizia la nostra tradizione, lì ci sono le nostre Scritture.

Edith Stein quando va alla camera a gas dice di guardare verso Oriente perché da lì viene la salvezza, muore cristiana per il popolo ebraico. L’esito universalistico del messaggio di Gesù poteva essere accettato solo perché Gesù è Dio, non cristiano contro l’ebraismo, ma paradossalmente cristiano perché proveniente dalla religione ebraica.

Introduzione