TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

Conosciamo e crediamo

 

Chi è Gesù Cristo?

 

Capire Cristo nella storia e nei concili

 

I primi secoli

 

          At 2,36Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. La cristologia della Chiesa antica vedeva Gesù come nome di persona e Cristo come un titolo, un titolo di fede. Cristo esprime l'aspetto universale della persona di Gesù. Gesù esprime il nome di una persona che appartiene alla storia. Si è tenuto insieme questi due dati anche se non sempre, a volte si è separato Gesù dal Cristo. La cristologia sta tutta in questa pretesa scandalosa: Gesù è Cristo. L'assoluto si è manifestato in un modo particolare e contingente, l'universale si manifesta così nel particolare. L'evento Gesù Cristo viene considerato scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. Scandalo è una pietra di inciampo messa per le strade, come una pietra di inciampo, per i greci è invece stupidaggine, chi può credere che c'è un messia crocifisso e risorto?

          Nei primi secoli del cristianesimo, parliamo dei primi tre secoli, prima del concilio di Nicea. In questi tre secoli da una parte si cerca di mettere in pratica quello che dice il Nuovo Testamento e portarne l'annuncio, dall'altra il cristianesimo che vive ancora legato con l'ebraismo e quello ellenistico si trovano davanti alle prime eresie. La prima eresia è lo gnosticismo-docetismo, virus che non riuscirà subito ad essere estirpato, questo virus stravolge anche la verità cristiana. Nei primi tre secoli ci sono due problemi che costringono la Chiesa primitiva ad elaborare una certa dottrina su Gesù:

  1. Il non riconoscere la carne umana di Gesù

  2. Il fatto che Gesù sia nato dalla vergine Maria, quindi si riconosce che sia perfettamente uomo ma si mette in dubbio che sia nato da una vergine.

          Attorno a questi due problemi si sviluppa una cristologia antignostica, antidocetista, si sviluppa una cristologia che dice che Gesù veramente è Figlio di Dio ma che ha preso carne umana. Si iniziarono a creare i primi simboli cristiani, si raccoglieva insieme alcune proposizioni, come una carta d'identità, ogni volta che si celebravano i sinodi locali si partiva sempre da una fede comune che tutti accettavano.

          Ci si chiede sul senso delle Scritture precedenti a Gesù, se Gesù è la nuova alleanza che senso ha ora l'Antico Testamento. Gesù ha compiuto le scritture. Importante nei primi padri il riferimento alla Scrittura, l'argomento del Cristo che ha compiuto le scritture diventa fondamentale, chiara coscienza che non si poteva inventare nulla, la sacra scrittura si comprende solo attraverso Gesù. I Padri leggono l'Antico Testamento in funzione del nuovo, leggono i personaggi dell'Antico Testamento come dei tipi, che ci prefigurano già Gesù. Nell'Antico Testamento vediamo come anticipata la figura di Gesù, che è il tesoro nascosto delle Sacre Scritture. Talvolta questi tipi dell'Antico Testamento ci sembrano oggi un po' forzati, ma i Padri non avevano gli strumenti scientifici di oggi per interpretare la Sacra Scrittura. I Padri ci fanno comprendere che non esiste solamente il senso letterale, Origine in oriente è il primo teologo sistematico, in Occidente il primo sarà Tertulliano. Il teologo sistematico è colui che interroga la Scrittura, fa tesoro della Tradizione e tenta di esporre la fede nelle problematiche del suo tempo, è un teologo che fa interagire quindi fede e ragione. Origene ha proposto la dottrina dei sensi delle Scritture per lui sono tre:

  1. Si parte dalla storia o dalla lettera, il senso più ovvio che viene da un testo

  2. Ma questo testo deve essere visto al presente in senso simbolico, rifacendosi all'allegoria o alla tropologia. Questo senso simbolico allegorico o tropologico è rivolto verso il futuro.

  3. Terzo senso è quindi quello di anagogia, che cosa mi dirà per il futuro questo significato della Scrittura

          Questo impulso viene poi ripreso nel medioevo e anche un po' corretto, si estende, c'è un quarto senso, la lettera insegna i gesti, i fatti, spiega le grandi azioni di Dio nella storia della salvezza, l'allegoria insegna che cosa tu devi credere, la morale insegna che cosa devi fare, come agire e alla fine l'anagogia ti insegna verso che cosa devi tendere.

          Nella cristologia antica la Chiesa è più preoccupata di dire Gesù ad intra o ad extra? Il dialogo tra cristianesimo e culture arriva subito? Si, la Chiesa antica non fa propaganda, ma annuncia che quel Gesù è veramente risolto e per la Chiesa antica l'annuncio è importantissimo. Nel dire Cristo la Chiesa da subito è preoccupata dall'interlocutore, vuole rendere intellegibile questo messaggio, c'è una teologia più colta che si preoccupa a livello linguistico, e una teologia che ripete le scritture, le fa risuonare. Ci sarà sempre nella Chiesa coloro che osano un po' di più e usano categorie nuove anche rispetto alle categorie bibliche, il mondo ellenistico naturalmente non può conoscere l'Antico Testamento c'è bisogno di un linguaggio diverso.

          Nei primi tre secoli mentre viene affermato il realismo del mistero cristiano, "il verbo carne è diventato" è una verità paradossale, vi è chi osteggia questa verità fondamentale, qualcuno che non riesce a comprendere come quella umanità di Gesù può essere allo stesso tempo umanità di Dio. Il Logos è qualcosa di diverso dalla materia, ma qui c'è proprio il divenire carne, addirittura il “divenire” così lontano da Dio. Un Gesù Figlio di Dio che sopporta i limiti della generazione, la generazione umana è debolezza, fatica, malattia, morte, è una condizione fragile. Qualcuno non riesce a capire come uno che sia di condizione divina possa interpretare questa corporalità.

          Il docetismo, deriva da sembrare, dokéin, deriva dallo gnosticismo. Il docetismo poggia sulla convinzione che Gesù ha assunto una condizione umana solo apparentemente, sembra che sia un uomo ma non è un uomo reale. Questa negazione della reale umanità di Gesù avviene a pochi decenni di distanza dalla morte di Gesù dopo non molti anni dai fatti accaduti succede che qualcuno mette in questione la reale umanità di Gesù, come si poteva negare tutto questo quando l'evento di Gesù era così vicino e conosciuto universalmente? Allora nessuno si sognava di dire che i vangeli non raccontano una storia vera, questo sino al metodo storico critico che lo mette in discussione. Eppure qui c'è qualcuno che dice che Gesù è un uomo apparente. Quel Gesù proclamato risorto che ora siede alla destra del Padre viene visto troppo vicino a Dio per poter vivere una situazione carnale come la nostra, si ha come paura a dire che è vicino a noi, e quindi è meglio relegarlo a una figura divina, lo shock doveva essere che Dio si fa uomo e ora invece c'è uno shock di ritorno, si ha paura del mistero dell'incarnazione, meglio immaginare un Dio lontano, distante da noi, che coinvolga di meno la nostra storia, si vuole quindi sminuire la sua umanità per dire che è un essere spirituale. Non è degno di Dio che il Logos possa diventare carne, non è conveniente per un Dio abbassarsi alla natura umana, se vogliamo salvaguardare la divinità di Dio bisogna evitare la sua mescolanza con l'umano, la sentenza è che se Dio vuole essere Dio non può essere legato all'uomo tanto da diventare uomo. Questo divieto deriva molto dall'influenza ellenistica, la mentalità è quella, ciò che è corporale è imperfezione e la perfezione sta nello spirituale. Il docetismo rimane prigioniero di una cultura razionalista, il fatto che un Dio si faccia uomo va al di là della ragione umana. Nasce qui il primo conflitto tra cristologia dall'alto e cristologia dal basso, le si mettono in contrapposizione, si fa di Gesù un Dio che passeggia sulla terra, Gesù nel docetismo non è il Dio fatto uomo, ma Gesù è un Dio che appare temporalmente ma che non si è incarnato, non è entrato dentro la carne umana. Il termine incarnazione non compare ancora nel Nuovo Testamento non c'è, e anche nei primi secoli non c'è, ma c'è la concezione, vuol dire entrare dentro la sarx, carne. Chiaramente per fare questa operazione il docetismo si serve della Sacra Scrittura manipolata, avviene un'esegesi che viene combattuta da Ireneo o Tertulliano.

          I Padri si ritrovano di fronte a varie forme di docetismo, le prime le incrociano già San Paolo e San Giovanni: 2 Gv chiama seduttore e anticristo chi non riconosce Gesù venuto nella carne umana. Non solo i docetisti si trovano in questi scritti, ma anche in molti vangeli apocrifi sembrerebbe che Gesù sia una figura eterea più che una figura reale. Altri personaggi che la Chiesa antica incontra sono Marcione e Valentiniana. Marcione separa Antico e Nuovo Testamento, il Dio cattivo dell'Antico Testamento e il buono del Nuovo Testamento, tutti i dualismi derivano dal docetismo in realtà.

          Di fronte alla convinzione dei docetisti la risposta cristiana è molto chiara, la cristologia difende il realismo dell'umanità di Gesù, e ci sono pagine memorabili di Ireneo e Tertulliano. Tertulliano esalta la creazione e lo sviluppo della creatura, si rivolge in termini violenti anche contro Marcione per chiarificare che il parto di Maria è stato vero, e che la sua crescita biologica non è stata diversa da quella di ogni altro uomo. Qui la Chiesa dice che la nascita di Gesù è umana, cresceva in sapienza e grazia, è una crescita umana effettiva come tutte le creature. Chiaro come poi questa umanità di Gesù era eccezionale e perfetta ma perchè quella umanità era così perfetta e sublime che non poteva che essere l'umanità del Figlio di Dio. Quando parliamo di sequela di Cristo dobbiamo imitare di certo l'umanità di Cristo, non la sua divinità.

          La Chiesa antica è convinta che è soltanto l'umanità di Gesù il veicolo della nostra salvezza, questo è nel disegno di Dio, e allora difendere la carne di Gesù significa dire che siamo stati salvati da qualcuno che è uguale a noi, tranne nel peccato. La carne è la cerniera della salvezza. Se Cristo non avesse assunto la nostra carne non avrebbe salvato la nostra carne, questo argomento diventerà fondamentale per la Chiesa antica. Perchè tanta insistenza sulla carne di Cristo? Perchè noi siamo stati salvati dalla natura umana di Gesù. Questo sodalizio tra il Logos e la creatura è fondamentale. Cristo è come il vertice dell'umanità dell'uomo, il vertice dell'umanità che cerchiamo.

          La risposta della Chiesa alle eresie docetiste ha insegnato molto alla Chiesa antica. Il docetismo c'è anche ora, è un docetismo nuovo in cui si accetta l'umanità di Gesù ma non si accetta che questa umanità sia quella del Logos. Si dice che Gesù è perfettamente uomo ma si fa fatica a dire che sia Dio, Gesù viene visto come l'uomo venuto da Dio, in aspettativa più biblica e meno ellenistica, quindi viene tolto tutto ciò che fa parte della Storia della Chiesa come ellenizzazione. Questa difesa della carne di Gesù è difesa della sua perfetta umanità. Siamo all'inizio, prima di Nicea, e dei concili di Costantinopoli ed Efeso.

          Qual è l'origine di Gesù? È concepito per opera dello Spirito Santo, questo viene detto nel credo niceno-costantinopolitano che non è ancora sviluppato ora nei primi tre secoli. È chiaro che la Chiesa antica nel ricercare l'origine di Gesù vede come conseguenza della presa della carne umana il tema della concezione verginale, se è il verbo di Dio ad aver preso carne umana la concezione verginale in Maria è la conseguenza. La concezione verginale è un evento accaduto ma il significato di fede riesce a dire di più dell'evento. Furono diverse le posizioni nella Chiesa antica e la concezione verginale fu intesa in maniera diversa, logicamente i docetisti non riescono a combinare questi due dati, come nasce dall'alto da Dio e nasce nel grembo di Maria, e allora sostengono che Gesù non è di razza umana, nato da Maria ma quasi senza ricevere nulla da lei. La concezione verginale serve ai docetisti quindi come argomento per dire che Gesù non ha preso realmente carne umana, cioè è si umano ma siccome non è nato da seme umano è un modo per dire che non ha preso realmente carne umana. I giudei riducono a una mistura con mitologie pagane questa concezione verginale, è scandaloso questo fatto dell'unione tra Dio e la natura umana. Tracce di queste polemiche le troviamo ad esempio nell'Apologia di Giustino. Anche nei vangeli apocrifi troviamo a volte storie fantastiche della nascita di Gesù, non si prende il realismo con cui San Paolo dice che è nato da donna. Questa era una verità scomoda un grande ostacolo alla credibilità della fede cristiana. Come ha reagito la Chiesa antica di fronte a queste critiche? I Padri della Chiesa avrebbero potuto presto sbarazzarsi di questa verità storica, potevano semplicemente dire che era un simbolo, ma non l'hanno fatto. Nei Padri della Chiesa ve ne è invece una forte difesa che entra da subito nei simboli di fede. Perchè i Padri difendono la concezione verginale di Maria?

  1. Primo motivo è che si vuole affermare la doppia origine di Gesù, Gesù è Dio e preesiste nel suo essere secondo la carne e appartiene alla razza umana. Gesù non è nato dal seme umano perchè ha veramente Dio per Padre, non è nato solamente tra gli uomini nel modo comune agli altri esseri umani, ma ciò che è stato generato in Maria viene dallo Spirito Santo. In breve la concezione verginale di Maria è segno dell'incarnazione del verbo. Gesù appartiene a Dio e all'umanità. La carne umana di Gesù non è un incidente di percorso, non è una mediazione occasionale ma diverrà via sacramentale.

  2. La seconda ragione è che la nascita di Gesù è vista come un secondo inizio di umanità, qui i Padri sviluppano un'idea simbolica tra Adamo e Gesù, che è già paolina, ma loro la sviluppano. Questa nascita verginale di Gesù viene vista come una nuova creazione, Gesù ha sposato la carne umana, perciò la nascita dalla vergine è come la ricapitolazione del genere umano verso la salvezza escatologica. Questa ricapitolazione del genere umano è un elemento di novità assoluta. Il vero uomo non nasce solo dal basso tramite un'opera procreativa ma anche dall'alto.

  3. La nascita verginale come prefigurazione del nostro battesimo mentre Gesù è nato per noi secondo la carne noi possiamo rinascere in lui secondo lo Spirito. Gesù è nato dallo Spirito così come noi. Anche noi possiamo rinascere dallo Spirito perchè Egli ha compiuto questa operazione. Il mistero di Cristo è che Egli è totalmente dalla parte di Dio e totalmente dalla parte dell'uomo. Noi nasciamo dall'alto grazie a quello stesso Spirito, quello Spirito ha fecondato il grembo di Maria e ha dato il via alla nostra redenzione, questa visione è molto ampia, ci fa intendere l'incarnazione già come mistero di salvezza, la loro teologia è che il mistero dell'incarnazione è già mistero di salvezza.

          Il rapporto tra il Padre e il Figlio è tipico della teologia trinitaria ma nello stesso tempo coinvolge anche la cristologia, dall'altra c'è il Gesù vero Dio e vero uomo, il Gesù incarnato. Nei primi tre secoli uno dei problemi fondamentali oltre all'interpretazione delle Scritture è la carne di Gesù, quando noi diciamo che il verbo ha preso carne lasciamo aperto un problema, questo prendere carne ha significato che in Gesù non ci sia una sua umanità una sua configurazione umana? Qualcuno usando lo schema logos-sarx vorrebbe supplire l'anima umana di Gesù con questo Logos, è quindi veramente un uomo integro o una mezza umanità? Lo schema logos-sarx va bene interpretato. Quel prendere carne del Logos è di intendere in senso realistico, vera carne umana, questo è certo. Si è trattata quindi di una vera umanità e in quella umanità c'è Dio. Come coordinare questi due dati? La Chiesa antica ancora non ci è arrivata. Qui per carne intendiamo creaturalità, una carne debole, una carne del tutto particolare abitata dal Logos, destinata alla resurrezione, è risorto con il suo corpo, identità tra il corpo prima della ressurrezione e quello con cui risorge, ma è una corpo glorificato.

          Da un punto di vista esegetico le obiezioni alla concezione verginale di Gesù sono che è poco affermata nella Bibbia e non è affermata nel kerigma, annuncio, non c'è un concilio ecumenico che abbia dedicato a questo uno spazio particolare, ma è entrato nel credo della Chiesa. Qualcuno dice che questa concezione verginale lo farebbe un po' meno uomo, da parte della cultura contemporanea, una cultura eccessivamente scientista afferma che questi interventi miracolosi rischiano la mitologia. È chiaro che qui ci troviamo di fronte a una questione dove gioca un ruolo importante il rapporto tra il fatto e il senso, con questa verità si vuole affermare che è nato in maniera particolare, concepito di Spirito Santo, questo fatto deriva dalla Scrittura, Matteo e Luca affermano questo, la fede della Chiesa fa suo questo racconto. La Chiesa sempre, soprattutto oggi, non mette tra parentesi questo fatto, forse converrebbe di più metterlo da parte, ma invece sottolinea fortemente e difende il senso a partire dal fatto. Questa verità della nostra fede rappresenta un dato primario o secondo della nostra fede? Questo evento la concezione verginale di Gesù è un grado secondo gerarchicamente, il dato primo della nostra fede è che Cristo ha vinto la morte ed è risorto, questo è il cuore della fede cristiana, e da questo centro risaliremo a due dati, che era preesistente colui che è risorto e che si è incarnato. Il fondamento della nostra fede è che Gesù è risorto quindi Gesù è Dio. Il fondamento della nostra fede nella divinità di Gesù Cristo è che egli è risorto e se vediamo anche il rapporto tra Gesù e il Padre noi diciamo che il fondamento di questo rapporto sta in una verità che la fede della Chiesa sin dall'origini ha affermato e sviluppato che si chiama la generazione eterna del Verbo. Gesù viene da Dio ed è Dio sullo stesso piano, se consideriamo le cose da un punto di vista storico il motivo per cui Gesù è Dio è la resurrezione, se lo consideriamo in rapporto al Padre il motivo è la generazione eterna. La concezione verginale quindi si colloca come una conseguenza di queste due verità che sono una verità sola. È il contesto di fede in Gesù che ci fa riconoscere il fatto, se volessimo credere alla divinità di Gesù partendo solamente dalla concezione verginale ci rimarrebbero molti punti interrogativi, è il contesto di fede che invece ci fa riconoscere che lì si sono trascesi gli eventi naturali. L'argomento della tomba vuota e delle apparizioni è un argomento reale, ci deve essere sempre un equilibrio tra il senso e il fatto, il fatto si comprende dentro il senso, non è un segno materiale che provoca la fede, ma vivendo all'interno della fede noi vediamo quel fatto come significativo, al di fuori della fede resta inspiegabile.

          Da un punto di vista esegetico come si può rispondere alle obiezioni? Nessuno dei due racconti della nascita di Gesù ci dice di un intervento di Giuseppe nella nascita di Gesù, la nascita di Gesù è l'esaltazione della creaturalità, del tutto distante quindi dal mito. L'evento è raccontato in modo sobrio e deciso, ma non c'è l'intervento di un padre naturale. È vero che i concili non ne trattano in maniera sostanziale, ma è presente nei simboli della Chiesa antica la verginità di Maria, la concezione verginale di Gesù esalta la sua realtà umana. Questa nascita verginale è un nuovo atto creatore che ricapitola in sé tutta la realtà e tutta la storia. Per concludere il fatto che non ci sia una definizione isolata ma questa verità faccia parte del credo non vuol dire che sia meno importante, è entrata nel credo quindi per noi è una verità dogmatica, esprime la nostra fede.

          Perchè la cultura contemporanea fa fatica ad accettare la concezione verginale? Perchè non esce ancora dall'idea che è vero solo ciò che si sperimenta. I segni sono una testimonianza della fede anche se certo non portano alla fede.

          Cercare di dire che Gesù è Dio dentro un contesto non solo intraecclesiale ma extraecclesiale è fondamentale. Si inserisce il problema dell'inculturazione, come dire la fede in un contesto? Basta ripetere quel che dice la scrittura? Certamente la fede è il fondamento di tutto, ma risuona in altre linguaggi. La Chiesa antica non lo vive tutto questo come un esercizio intellettuale, ma come un'esigenza interna per far si che chi crede possa esprimersi meglio, capire per poi diffondere. Si sviluppa una certa teologia colta, anche se non è prevalente. La cultura dove vuole andare a parare? Quali linguaggi bisogna usare? Quali sono i veicoli per parlare della divinità del Figlio di Dio? Il vangelo deve farsi greco con i greci, romani con i romani. Il vangelo riesce a dire qualcosa anche alle altre culture, il problema non è solo dire qualcosa al contesto giudaico e questo già è difficile, come dire che l'unigenito fa parte dell'unicità di Dio, ma anche come dire che l'unigenito è il Logos, quando in questa parola si incrociano tante correnti filosofiche. Una certa teologia poco colta pensava che parlare con il linguaggio del tempo significava piegare la fede alla cultura dominante che era l'ellenismo. Ci sono dei processi irreversibili, sarebbe fare un salto mortale ignorarli, portano a non adeguarsi ai tempi. La categoria del Logos viene convertita dal cristianesimo, il logos greco ha una natura indefinita, la Chiesa accetta questa sfida ma poi converte questa idea del Logos e la traduce in senso cristiano, tutta la concezione della Bibbia entra nell'uso di Logos di Giovanni. Fermandoci al Logos, nell'ellenismo ha un retroterra culturale abbastanza cosmologicante, sarebbe una super creatura, un ordinatore del cosmo. Ario trova dei maestri come Paolo di Samosata, che è colui che mette le basi per l'adozionismo, non accetta il linguaggio dell'incarnazione. Ario non è riuscito ad uscire dallo schema ellenistico, aveva una concezione di Dio come la perfezione, una monade unica nella quale c'è la perfezione. Il risultato è disastroso, Gesù diventa un essere intermedio, un eone tra l'Unico e la creazione, forza che si chiama Dio, si chiama Figlio, ma Gesù è un uomo divinizzato, non è Dio. Il Concilio di Nicea in gran parte è una risposta all'arianesimo.

          Apollinare vive e si nutre della tradizione alessandrina ma concepisce Cristo come un'unità naturale fisica biologica, egli afferma che una è la natura incarnata del Logos divino, questa affermazione tipica della scuola alessandrina ha molto influsso in quel modello del logos-sarx. Laddove l'equilibrio è più forte questo modello è ortodosso, laddove questo modello è invece squilibrato siamo nell'eterodossia. Anche altri personaggi illustri come Cirillo d'Alessandria affermavano questo, ma rimanevano nell'ortodossia. Calcedonia dirà che sono due le nature in Cristo, quella umana e quella divina. Cirillo sarà grande protagonista al concilio di Efeso contro Nestorio. Perchè la scuola alessandrina per dire che Gesù è Dio e nello stesso tempo veramente uomo parla di una sola natura e sposa subito il linguaggio di incarnazione che traduce bene quello che la Bibbia vuole dire e la Chiesa vuole affermare che non si tratta di un'umanità apparente. Questi autori cercano di dire l'unità del Cristo, è questa la forza della scuola alessandrina. Nella teologia trinitaria il concetto di natura e di persona inizia a comparire con Tertulliano nel mondo latino, e nel mondo greco con Origine ma soprattutto con i cappadoci. Non siamo arrivati ancora al punto da chiarire bene che cosa è persona e che cosa è natura. Cirillo impiega questo termine natura in senso di un essere unitario e concreto,  natura sarà invece un concetto teorico che serve per distinguere. Cristo è una persona è un unico Cristo che si spiega in due nature, questo è quel che dice Calcedonia. Nello schema logos-sarx si vuole salvaguardare l'unità del Cristo ma non si riesce ancora a coordinare questa unità.

          Apollinare è un esempio di sforzo di inculturazione della fede ma nello stesso tempo non è riuscito questo sforzo. Egli impiega categorie greche e non riesce ad uscire dallo schema ellenistico, come Ario. Apollinare voleva difendere la piena divinità di Gesù Cristo, l'intenzione è ottima, ma così come con Ario non riusciva a concepire come si coordinano le due nature senza perdere qualcosa. Mentre in tutti noi c'è il corpo e lo spirito, in Gesù quella parte più razionale ed elevata viene sostituita dal Logos, la risultante è piuttosto disastrosa, Gesù per essere Dio non risulterà essere veramente uomo, se la parte più elevata dell'anima non c'è sarà un uomo diminuito. L'intento è buono vuole difendere l'unità di Gesù, l'intento è buono i mezzi sono sbagliati. Aveva paura ad affermare che Gesù era totalmente uomo nel senso di corpo anima e spirito, perchè avrebbe secondo lui compromesso l'unità di una stessa persona. Cercare di dire che il Dio impassibile attraverso Gesù si è reso passibile non è semplice, si rimane prigionieri di una visione del Logos troppo cosmologica che resta a metà strada tra il divino e l'umano. Abbandono delle categorie bibliche e progressiva ontologizzazione.

          In questi primi tre secoli abbiamo detto che la Chiesa antica avverte il problema di inserire il problema della Pasqua di Gesù dentro l'avvenimento profetico, questo è importantissimo perchè nella riflessione speculativa l'argomento scritturistico ha sempre un'importanza eccezionale. La teologia antica si nutre di Sacra Scrittura. Da una parte c'è poi il realismo della carne umana, dall'altra la concezione verginale. Ci ha salvato chi? Colui che è uomo e Dio nello stesso tempo, questo non è affatto scontato quando la Chiesa accetta la sfida della inculturazione, accetta anche un diverso linguaggio, in questo processo avviene un'ellenizzazione da una parte ma anche una deellenizzazione, quando il vangelo si ellenizza senza dellenizzarsi sorge generalmente l'eresia. L'apollinarismo è la non comprensione totale dell'uomo-Dio con l'apollinarismo entriamo in quel discorso teologico sull'ontologia del Cristo. L'arianismo ha un notevole influsso sulla Chiesa, si è diffuso a macchia d'olio, si diffonde in un modo così capillare e rappresenta un problema enorme, la Chiesa non vive di teologia ma di fede, quando nella vita di Chiesa un certo numero di vescovi e presbiteri sono influenzati dall'arianesimo c'è una difficoltà reale per procedere, è un fenomeno preoccupante nella Chiesa antica che non si è risolto solamente con il Concilio di Nicea.

          Perché il Concilio di Nicea è importante non solo per la teologia trinitaria ma anche per la cristologia? Il Concilio di Nicea interessa soprattutto il discorso su Dio, il monoteismo del cristianesimo è diverso rispetto agli altri, ma il Concilio di Nicea ci dice che Dio si rivela personalmente attraverso un uomo, l'unigenito appartiene a questo monoteismo di Dio e Dio si può rivelare nell'esistenza di un uomo. La grandezza del Concilio di Nicea non è solo di affermare che Gesù è Dio, anche Ario lo diceva questo, ma lo intendeva in senso subordizionista, Gesù è divino, ora il Concilio di Nicea, dicendo che è consostanziale al Padre, che è generato e non creato ci dice non solo che Gesù è Dio ma che è Dio in quanto Figlio, è sullo stesso piano del Padre ma è il volto umano di Dio. Nicea ci dice delle parole oltre le quali non si può andare, delle parole che il meno indegnamente possibile ci dicono di che cosa si tratta. La lezione del Concilio di Nicea è che Dio è comunione all'interno di sé stesso, Dio è Padre e Figlio allo stesso titolo per cui è Dio, c'è una dinamis interna, il Figlio vive un movimento di ritorno presso il Padre, Gesù è vero Dio perchè è Figlio, c'è una dinamis interna nel mistero di Dio. Qui non si tratta ancora dello Spirito Santo perchè i concili sono spesso una risposta alle eresie che si vengono a creare, non dicono tutto i dogmi, i testi dei concili si capiscono dai contesti in cui nascono. Nicea è una risposta importantissima in quel momento di Chiesa devastata dall'eresia ariana.

          Un concilio è ecumenico quando c'è una rappresentanza del Papa e sottoscrive le sottoscrizioni del concilio, altro motivo di ecumenicità è la recezione di ciò che è stato detto precedentemente, il Concilio di Calcedonia, recepisce e sottoscrive i concili precedenti ad esempio. Quando si radunava in questi concili si iniziava con il simbolo di fede dei Concili precendenti. Anche nei periodi in cui non avvengono concili ecumenici, si fanno sinodi locali che sono comunque molto importanti, il simbolo di Nicea si rifà molto probabilmente a un sinodo di una Chiesa locale ad esempio. Simbolo nel senso di raccogliere una fede che deve essere creduta e vissuta. La fede creduta diventa il supporto per un'interpretazione, fa una selezione la Chiesa tra ciò che è strettamente dogmatico e ciò che è lasciato all'interpretazione. La teologia prepara alcune definizioni e verità, dall'altra è interpretazione.

          Costantinopoli I, anche qui si risponde ad un'altra turbativa, Macedonio e i pneumatomachi professano una subordinazione dello Spirito Santo al Cristo, c'è un'interesse cristologico molto forte in questo concilio. Si evidenzia la parte storica, “concepito dallo Spirito Santo, nato da Maria Vergine”, una nascita dall'alto e una dal basso. Ma oltre questo aggiunge “morì sotto Ponzio Pilato” c'è un aspetto più descrittivo rispetto al Concilio di Nicea. Poi altri problemi vengono enunciati e non del tutto risolti, quando dice che lo Spirito procede dal Padre e con il Padre il Figlio è adorato e glorificato, si risponde all'eresia di chi non riteneva che lo Spirito fosse Dio, qui il concilio ci vuole dire che viene direttamente dal Padre, che è Dio quindi. I problemi restano aperti, uno di questi che è ripreso molto dalla teologia contemporanea è il rapporto dinamico tra lo Spirito e la carne umana di Gesù, che rapporto c'è tra la carne umana di Gesù e lo Spirito?

Capire Cristo nella storia e nei concili