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La cristologia del medioevo |
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Il medioevo è grande, quando inizia? Si dice che finisca con la scoperta dell'America, diremo che conclusa l'epoca patristica e con il concilio di Nicea II quei secoli che arrivano sino all'XI e il XII secolo e poi l'epoca d'oro del XII-XII secolo, il medioevo monastico e quello scolastico. Il monachesimo ha salvato la civiltà, la trascrizione dei testi è fondamentale, i monaci che copiavano manualmente. La teologia era scienza ma non nel senso della scienza moderna. Un'epoca complessa e meravigliosa il medioevo. Nel monachesimo si insiste molto sull'umanità di Gesù, quello che importa è la contemplazione di Cristo, il volgere lo sguardo all'umanità di Gesù significa considerare la sua vita terrena, si sviluppa una teologia della imitatio Christi, una contemplazione della sua vita, tra essi l'infanzia e la passione di Gesù, si stabilisce una stretta famigliarità con Gesù Salvatore, una pietà affettiva molto forte. San Bernardo dice che la teologia scaturisce dall'amore di Gesù, si nutre di conoscenza biblica, così abbiamo vari filosi della spiritualità medioevale che si traduce in filone, la teologia nasce dal sentire i misteri di Cristo. Tutto un filone che sviluppa in senso agapico la cristologia. Pensiamo alla teologia francescana, che ha visto nella sequela del Cristo la contemplazione affettuosa della passione del Cristo, la nascita e la morte di Cristo come sintesi del mistero di Cristo e del cristianesimo. La teologia francescana non ha avuto grande fortuna, nella Chiesa ad un certo punto prevale quella tomista. Il centro della pietà è il crocifisso, i misteri della vita terrena di Gesù. Il cuore della cristologia di San Tommaso è l'unione ipostatica che la considera come una realtà già compiuta. Considera l'incarnazione come un mistero di unità e quindi vuole collocarsi dalla parte del Logos come principio di sussistenza dell'umanità assunta, subisce l'influsso della scuola alessandrina, il Logos come principio di unità della persona di Gesù. Centralità del Logos che fa sussistere l'uomo Gesù di Nazareth, l'esistenza umana sussiste nel Verbo. L'umanità di Gesù non può dirsi persona umana, ma non per un difetto ma per una sovrabbondanza della presenza del Verbo, non è una persona umana perchè la persona del Verbo la fa sussistere. Già qui si vede che il termine persona o ipostasi lo usa per il Logos e non per la persona umana. Questo si trova nella Somma teologica III pars. Tommaso non usa mai persona umana, ma nell'ultima sua opera Compendium di Teologia, usa il termine personaliter, si traduce con personalmente, personalità. Cristo è personaliter homo, cresce nella sua personalità umana, ma il costitutivo ontologico del suo essere è la persona del Verbo, ciò che lo fa sussistere è il Verbo. Tommaso conosce bene Giovanni Damasceno e le sottigliezze dei padri cappadoci. Nel mistero dell'incarnazione non consideriamo un ascesi, ma una discesi, Gregorio di Nissa parla di questa discesi. Questa è l'impostazione di Tommaso, parte dalla discesa. È dono dall'alto ma la nostra considerazione è di questo uomo che viene riconosciuto Figlio di Dio vedendolo soffrire tanto. Siccome parte dall'alto Tommaso, dal discorso del Logos che è l'atto di sussistenza del Gesù dice che possiede di questa natura come strumento congiunto, possiede la natura umana come strumento congiunto, uno strumento volontario e libero però, non è uno strumento di cui si serve. È uno strumento volontario e libero, la persona divina si specifica all'umanità, all'entrare dentro la persona umana, il Verbo non perde le caratteristiche proprie, ma si adatta alla natura umana, ma nello stesso tempo l'umanità viene sopraelevata, Tommaso esalta la carne umana di Gesù, tramite la sua umanità risorta c'è la salvezza. Pensare l'umanità di Gesù come strumento del Verbo consente di vedere l'unità, senza questa carne umana non saremo stati salvati. Cristo è colui che ci ha salvato perchè è l'uomo-Dio. Gesù non ci salva solo moralmente, ma ci comunica in concreto la Grazia, come supera il giuridicismo anselmiano? Dando rilievo all'amore, ci ha salvato perchè ci ha amato, non solo perchè ha sofferto tanto. “Cristo per la grandezza della carità con la quale ha patito, ci ha salvato. Senza la carità non c'è questa capacità di salvarci” San Tommaso |