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“Non pronunciare invano il nome del Signore tuo
Dio, perché il signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome
invano.”
Come si fa a nominare il nome di Dio invano quando lui
in realtà ci ama sopra ogni cosa, ci ama come un padre ama i suoi figli,
non si può disonorare il suo nome se si ha amore verso di lui! Il suo
amore crea in noi la voglia di ricambiare quel forte amore come facciamo
come mai potremo disonorare il suo nome il nome di chi perdona ogni
nostro errore che ci abbraccia ogni volta che chiediamo di lui, che ci
prende in braccio ogni volta che abbiamo qualche difficoltà! Ma non
solo, vuol dire anche non metterlo in mezzo in discorsi più bassi di
lui, in discorsi che non sono alla sua altezza, vuol dire non
attribuirgli azioni che non sono degne di lui.
Ma esattamente il comandamento dalla traduzione
ebraica sarebbe "non caricarti del nome di Dio invano". In effetti
sarebbe un po' pochino un camando che ci dice semplicemente di non
offendere il suo nome, questo in fondo sarebbe già contenuto nel primo.
Infatti se ami una persona, se la metti come meta della tua vita come
puoi poi offenderla? Vuol dire, invece, non caricarti il nome di Dio in
maniera vuota, in una risposta a messa senza capire ciò che diciamo, in
un segno di una croce che sia solo un fatto di abitudine senza un
significato dietro di questo. Deve esserci un autentico rapporto con il
Signore. Questo è ciò che Dio ci chiede, di realizzare un'autentico
rapporto con lui di non prenderci in giro, di credere veramente in lui,
non solamente di dire "Signore Signore". Di fare entrare veramente lui
nella nostra vita, la nostra vita una volta incontrato lui non può
rimanere uguale, ne deve per forza essere stravolta, bisogna veramente
affidarsi a lui, non si può credere a Lui e tenere per sicurezza un
cornetto attaccato alla macchina perchè non si sa mai se non funziona
Lui almeno c'è il cornetto, non si può adorare un santino, o usarlo come
porta fortuna, bisogna instaurare con Dio un giusto rapporto, un
rapporto maturo. Solo un rapporto maturo ci consente di crescere, Dio
non accetta i falsi rapporti, le amicizie di facciata, che al primo
problema fanno "dietro front", Dio vuole persone su cui contare, persone
che abbiano un vero rapporto con lui. Non vuole persone che gli chiedano
le cose in preghiera quasi minacciandolo, cosicchè se non realizza ciò
che voglio io non ci credo più, è importante l'insegnamento di Gesù, che
ci ha dato con la sua vita e con il "Padre nostro" che ci ha insegnato.
Un rapporto autentico con Dio vuol dire anche sapersi affidare a Dio.
Deuteronomio 5,11 |
La tradizione morale tradizionale si sviluppa quasi
esclusivamente attorno a due temi : uno negativo (la bestemmia e il
nominare il nome di Dio invano) e uno positivo (il giuramento e il
voto). Per la tradizione il significato fondamentale del Nome è triplice:
- E'
innantitutto memorioale di Dio e del suo amore, dei suoi mirabilia.
Rivelando il suo Nome, Dio si rivela come colui che salva, l'uomo deve
custodire il suo Nome "nella memoria in un silenzio di adorazione piena
d'amore".
- Il nome è inoltre invocazione. Rivelandosi col Nome, Dio dà la possibilità di chiamarlo, invocarlo, pregarlo.
- Infine è glorificazione. Dio rivela il Nome perchè il popolo lo glorifichi, ossia lo faccia conoscere alle genti.
Va quindi superata un'interpretazione puramente cultuale
dell'invocazione del Nome del Signore. E' tutto l'essere del credente,
e quindi tutto il suo agire, che devono essere qualificati come
invocazione del Nome. Ci sono anche modi
espliciti poi di invocare il nome di Dio, essi possono avere anche il
valore di promesse, compiute talora per devozione personale.
Il giuramento: è una speciale invocazione del Nome
di Dio a testimone della verità. Si è soliti distinguere tra giuramento
assertorio o promissorio. Con il primo l'uomo che giura pone una
affermazione, fa una asserzione invocando Dio in quanto Verità.
Con il secondo, l'uomo che giura emette una promessa invocando la
fedeltà di Dio. Ordinariamente le relazioni sociali si mantengono e
sviluppano attraverso la parola verace e sincera garantita dalla
persona stessa, ma in situazioni eccezionali la parola umana può
richiedere una garanzia superiore. Le condizioni per la validità del
giuramento sono la verità, altrimenti si ha lo spergiuro; la giustizia;
il giudizio (nel senso di ragione proporzionata e di prudenza. Se Gesù
disapprova il giuramento in Mt 5,33-36 ("Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi
con il Signore i tuoi giuramenti; [34]ma io vi dico: non giurate
affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; [35]né
per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per
Gerusalemme, perché è la città del gran re. [36]Non giurare
neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un
solo capello. [37]Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più
viene dal maligno. ")
era perchè l'interposizione della realtà divina era diventata un
intercalare troppo frequente, spesso per cose futili. L'abuso di
giuramento scredita la parola. Il voto ha un
valore personalistico. Con il voto la persona dispone di se stessa di
fronte a Dio in un voto di oblazione, di una consacrazione di una
promessa.Lo scongiuro consiste nel tentativo di indurre una
persona a fare o ad omettere qualcosa, interponendo il Nome di Dio. Si esprime
così la sottomissione a Dio da parte di chi scongiura e il riconoscimento della
sua divinità, nel senso che il Nome di Dio è tanto degno di venerazione che,
uditolo, l’altro è spinto a compiere una cosa buona o a non farne una cattiva.
Per la liceità dello scongiuro si richiedono: serietà di atteggiamento, un motivo
proporzionato, un fine buono e lecito.
Lo scongiuro può essere fatto in forma semplice o solenne,
deprecativa o imperativa. In quest’ultimo caso lo scongiuro può essere rivolto
solo ad esseri inferiori, o al demonio, interponendo il Nome di Dio. Gli
scongiuri, che il ministro ‑ a ciò deputato dalla Chiesa fa in Nome di Dio e con
autorità contro il demonio, prendono il nome di esorcismi. Essi consistono nell'imposizione delle
mani e in preghiere a Dio, o ingiunzioni, al demonio per scacciarlo (esorcismo
solenne) o per reprimerne il potere (esorcismo semplice). Il
secondo comando poribisce l'abuso del Nome di Dio sia sotto forma di
imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza bestemmia ma
sono una mancanza di rispetto verso il Signore, si tratta di parole di
odio e di ira; sia con le bestemmie che consistono in pensieri, gesti o
parole che sia oltraggiosi della divinità, può trattarsi di parole di
odio o di rimprovero o di sfida a Dio, o del parlare male di lui. E'
bestemmia anche il ricorrere al nome di Dio per commettere un crimine o
un atto contro la religione.
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