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Lo strazio di Mosul "Hanno aperto il barattolo del latte in polvere del neonato e hanno versato il contenuto sulla strada" | ||||||||||||
I cristiani a Mosul da 2000 anni adesso vengono spogliati dei loro averi e buttati fuori dalle loro case. Quelli che si oppongono vengono giustiziati. Quel che è successo ai cristiani in fuga da Mosul il 19 luglio (data di scadenza dell’ultimatum) è stato raccontato da molti testimoni e riportato da Tempi.it: «Abbiamo ficcato tutte le nostre cose dentro a due auto. Sono partita con mio marito e due figli», ha raccontato una donna. |
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«Contrariamente a quanto accaduto ad altri che sono passati dopo di noi, non ci hanno preso la macchina, ma hanno rubato tutto il denaro e i bagagli. Hanno perfino voluto il biberon del mio bambino più piccolo», ha raccontato una donna cristiana profuga a Erbil all’inviato di Le Monde. La Aina, Assyrian International News Agency, chiarisce che il fato dei cristiani di Mosul è stato condiviso anche dai cristiani di altre località della zona: «L’Isil ha creato due posti di blocco all’uscita da Mosul nei quartieri di al Sada e Biawaizah e ha derubato e spogliato tutti i cristiani che abbandonavano la città. È stato sottratto loro denaro, automobili, cellulari, alimenti, oro e bigiotteria indistintamente, apparecchiature elettroniche e perfino medicinali. Più di 85 famiglie che hanno abbandonato Qaraqosh hanno comunicato di essere state derubate di tutte le loro proprietà. Centinaia di cristiani sono stati costretti a camminare di notte per 70 chilometri, fino a Tal Afar, dopo che l’Isil aveva confiscato le loro automobili. Trasportavano i loro bambini sulle spalle e sono arrivati esausti e disidratati». Un’altra cristiana fuggitiva ha raccontato a Radio Free Europe: «Hanno aperto il barattolo del latte in polvere del neonato e hanno versato il contenuto sulla strada. Li abbiamo implorati di lasciarci le bottiglie con l’acqua, per tenere buoni i bambini durante il viaggio, ma le hanno aperte tutte e versato l’acqua di fronte a noi». A Erbil i cristiani profughi che non hanno parenti in grado di accoglierli nel quartiere a maggioranza cristiana di Ankawa trovano ospitalità in palestre, parrocchie e cortili di strutture imprenditoriali. Per esempio il cortile della Babylon Media Company, che gestisce una radio e una tv locali, fin da giugno ha ospitato una grande tenda suddivisa in spazi più piccoli con alcune decine di famiglie. Finché non c’è stato più spazio per nessuno: «Ho respinto la sesta auto oggi. Piangevano tutti», ha raccontato il manager della compagnia Noor Matti. «Siamo pieni, non possiamo accettare più nessuno. Non abbiamo aiuti da nessuno. Abbiamo bisogno che arrivino le Ong!». Non si creda però che i cristiani pensino solo ad aiutarsi fra di loro. Nella cittadina di Alqosh, il “Vaticano” dei caldei (sede del monastero dove fu decisa la ricongiunzione con la Chiesa di Roma), migliaia di musulmani, sciiti e sunniti, hanno trovato rifugio sin dai giorni della caduta di Mosul. «Abbiamo accolto 2 mila fuggitivi, e di questi solo 40 famiglie sono cristiane, tutti gli altri sono musulmani sciiti o sunniti, turcomanni o arabi», dice padre Gabriel Waheed, superiore del convento dei monaci antoniani di Alqosh. È evidente che l’Isil vuol mandare in pezzi l’irripetibile mosaico iracheno, così come si dice abbia distrutto i mosaici e la maioliche del monastero di San Giorgio a Mosul. |
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Fonte: Tempi.it |
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