«Mi spiace che sia usato dai terroristi, ma sono orgoglioso del mio fucile d’assalto. I responsabili di come viene usato sono i politici; io dormo benissimo la notte». Con queste parole l’ingegnere russo Mikhail Kalashnikov ha sempre difeso la sua creazione, il fucile mitragliatore più popolare del mondo.
Poi però, dopo una vita da ateo convinto, è arrivata la conversione al cristianesimo. |
|
E’
morto il 23 dicembre scorso ma prima ha inviato una lettera al Patriarca
Kirill, capo della Chiesa ortodossa: "Il mio dolore spirituale è
insopportabile. Mi faccio sempre la stessa domanda, alla quale non trovo
risposta: se il mio mitra ha tolto la vita a così tante persone, significa
che anche io, Mikhail Kalashnikov, 93 anni, figlio di una contadina,
cristiano ortodosso, sono colpevole della loro morte, anche se erano nemici?",
si è domandato, ricevendo una risposta rassicurante e il perdono dal
patriarca.
La
conversione di un comunista di ferro come Kalashnikov non è certo isolata
nella nazione fino a pochi anni fa governata ufficialmente dall’ateismo di
Stato, in molti lo hanno ricordato in questi giorni in occasione dei 90 anni
di morte di Lenin, secondo il quale «la base filosofica del marxismo,
come Marx ed Engels hanno più volte dichiarato, è il materialismo
dialettico, un materialismo che è assolutamente ateo e positivamente ostile
a ogni religione».
Un’indagine condotta dall’indipendente Levada Center ha recentemente
rilevato che se nel 1989 solo il 17% dei russi si diceva cristiano
ortodosso, oggi la percentuale è quadruplicata fino al 68%. Se negli anni di
Lenin il 75% dei russi affermava di essere ateo, nel 1991 questa cifra è
calata al 53% fino al 19% per cento del 2013. |