L'omosessualità
L'omosessualità è un tema sempre più attuale e quindi ho cercato di ragionare su questa e di avvicinarmi alla verità tramite il Catechismo della Chiesa Cattolica
L’argomento è sicuramente difficile, non per altro ma perché non conosciamo esattamente le cose, non conosciamo il perché delle cose. Così che non sappiamo nemmeno ad esempio se sono nati così gli omosessuali o se ci sono diventati per problemi psicologici. A volte mi è successo di sentire persone sicure, che dicevano, che gli omosessuali sono persone che hanno avuto dei problemi e che ora si trovano ad avere dei problemi psicologici, oppure che volontariamente hanno cercato una via di perversione. Onestamente anche se queste persone mi hanno portato dei casi concreti, degli esempi pratici di loro amici, non si può comunque da qui riuscire a generalizzare o avere qualche cosa di esatto e di sicuro. Insomma, anche se riuscissimo a sapere che in molti casi si ha un problema psicologico, ciò non negherebbe che qualcuno ci sia nato, visto che poi tra l’altro, molti tra gli omosessuali dicono di esserci nati. Ma c’è chi dice“Ma è una cosa impensabile è contro natura, non può essere”, questo si potrebbe allora anche dire degli handicappati, anche in questo caso la natura non viene rispettata, c’è chi nasce ceco, chi sordo ecc… e la natura allora può generare anche cose che apparentemente sembrano incomplete e imperfette
Non ho mai parlato di queste cose prima proprio perché su queste cose ero molto incerto, ma la situazione in questo periodo ci si è presentata davanti in maniera obbligante, e mi ha fatto molto pensare sul tema e cercare su questo tema la esatta posizione della chiesa. Cosa è giusto? Insomma le persone che hanno problemi psicologici, avranno gli aiuti che gli servono, ma quelli che sono nati così? Ma c’è poi tutta questa differenza? Insomma le persone che hanno scelto la perversione, magari a causa di qualche problema anche psicologico, sono persone che nel caso sono da aiutare a risolvere il problema; le persone che ci sono nate, lo stesso. Insomma, se veramente ci sono nate e sono così , come chiunque abbia un handicap, cerca per quanto possibile di superarlo, di riuscire a fare il massimo possibile, anche se naturalmente non ci riuscirà mai totalmente. Così chi non sente, accetterà il suo non sentire ma cercherà in ogni modo di comunicare, anche se in modo diverso, magari con i gesti, cercherà di superare il suo problema anche se avrà dei limiti che in qualche modo ha e avrà, così una persona che non vede non potrà vedere e dovrà rinunciarvi tutta la vita, anche se attraverso il tatto potrà riuscire a scrivere al computer o attraverso un cane a camminare e a girare.
Quindi mi sembra che in entrambi i casi, ossia sia se l’omosessualità deriva solo da problemi psicologici, sia se invece è di nascita c’è bisogno di aiutare queste persone. E questo lo ribadisce anche il Catechismo della Chiesa Cattolica “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2358). Anche se nel caso in cui sono nati dalla nascita così certo non si può pensare di annullare completamente il problema, come nei casi in cui deriva da problemi psicologici. Ma il punto è che se l’omosessualità c’è dalla nascita allora potrebbe sembrare qualcosa di naturale. Ma la natura su questo è abbastanza chiara, non è possibile dire che sia naturale non vedere perché vediamo i frutti del vedere, vedere è qualcosa di positivo, perché serve alla persona, così il rapporto tra uomo e donna è l’unico che produce veramente qualcosa, è l’unico che dà un frutto. Il vero motivo per cui stanno insieme l’uomo e la donna è l’amore che li lega, ma dalla procreazione si riesce a capire il vero matrimonio, dalla procreazione infatti si capisce come ci debba essere un matrimonio e come questo debba essere tra un uomo e una donna. Lo rivela l’atto sessuale stesso che è complementare solamente tra uomo e donna, tutto è fatto in modo naturalmente così perfetto in modo che avvenga così e in modo che abbia frutto. Ma allora anche il rapporto tra sterili non è buono? Naturalmente no, infatti il fine del rapporto non è la procreazione, ma di completare un’unione d’amore, che si completa anche se si è sterili. Inoltre, questa è la parte più evidente, ma ancora di più perché l’uomo e la donna hanno caratteristiche diverse che devono completarsi, come ci dice anche l’allora Cardinal Ratzinger “l’uomo e la donna sono uguali in quanto persone e complementari in quanto maschio e femmina”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, I,3), tutto ciò è importantissima anche e soprattutto nell’educazione di un possibile figlio da adottare.
Si ma insomma così cosa possono fare gli omosessuali? Insomma se ci sono nati e non possono tornare a vivere normalmente cosa possono fare? A questa domanda risponderei con un’altra domanda “cosa può fare allora un cieco che è nato così?” la risposta qui è chiara perché non ci sono altre soluzioni, tenersi il suo difetto e cercare di superarlo. Così anche gli omosessuali sono chiamati alla castità, come afferma chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2359); questa castità a noi sembra ora così lontana, anche perché noi non viviamo bene la nostra. Infatti anche la fedeltà ad un'unica donna, non è una scelta così semplice ed è una scelta di una direi castità matrimoniale. In cui all’interno del matrimonio si darà spazio alle proprie passioni che avranno un senso tutto diverso. Il fatto è che noi, spesso, abbiamo idea che non si possa indirizzare le proprie passioni e quindi sembra che solo gli omosessuali debbano tenere una particolare continenza, a cui in realtà siamo chiamati tutti noi e non siamo vincolati più a questa solamente con il matrimonio, che consente di vivere queste passioni, per amore e non per piacere, ma sempre verso un’unica persona e quindi sempre indirizzate e non lasciate allo sbando. Ed è totalmente diverso vivere il piacere dell’atto sessuale, nell’amore delle due persone, dove non è un fine il piacere, ma un frutto, e viverlo invece come fine. Infatti anche il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “i fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi l’un l’altro da Dio”(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2350). Certo c’è da dire che comunque gli omosessuali non potranno vivere questo amore, questo purtroppo è un limite, un limite che hanno e nessuno può toglierglielo, ma viverlo in modo sbagliato, coltivando una relazione omosessuale non farà bene né alla società né a loro, infatti come ci dice sempre il Cardinal Ratzinger “il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, I,4).
Ok, ma se qualcuno liberamente invece sceglie di voler fare una famiglia in questo modo chi siamo noi per decidere? Nessuno, non si tratta di decidere, si tratta di non riconoscere qualcosa che non esiste, poi tra di loro possono fare e decidere loro cosa fare, noi possiamo solo consigliare. Ma non possiamo permettere che costruiscano una famiglia, perché solo un uomo e la donna possono realizzare una famiglia. “Esiste matrimonio soltanto tra due persone di sesso diverso, che per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, tendono alla comunione delle loro persone. In tal modo si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, I,2). E’ vero che magari in molte famiglie non c’è in mezzo l’amore e quindi si potrebbe dire “sono più famiglie alcune coppie omosessuali che alcune di eterosessuali”, ma il fatto che alcune coppie eterosessuali non si comportano da famiglia, non vuol dire che possano realizzare una famiglia coloro che strutturalmente non possono farlo. Come ci ricorda il Cardinal Ratzinger non si può approvare o legalizzare qualcosa che è sbagliato “a coloro che a partire da questa tolleranza vogliono procedere alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione e dalla legalizzazione del male”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, II,5), possiamo sopportare il male, ma non approvarlo, così se è sbagliata l’unione tra omosessuali non si può legalizzare qualcosa che non solo è sbagliato ma non esiste proprio, e ancora Ratzinger ci ricorda che “la legge civile non può entrare in contraddizione con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, III,6).
Tutto ciò diventa ancora più grave quando si inizia a parlare di adozione infatti “come dimostra l’esperienza, l’assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all’interno di queste unioni. Ad essi manca l’esperienza della maternità o della paternità”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, III,7). Quindi sarebbe fare una violenza ai bambini, permettere di essere adottati da omosessuali, in quanto si troverebbero in una situazione non familiare appunto, in una situazione cioè in cui non si vede la famiglia, mancherebbero loro i caratteri maschili o femminili, che a volte gli mancano comunque anche nelle famiglie normali, causa mancanze da parte dei genitori, ma che non possiamo legalizzare che gli manchino per legge e Ratzinger ribadisce che “inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano”(Cardinal Ratzinger, Sui progetti di riconoscimento sociale delle unioni omosessuali, III,7).
29/07/2005
Massimiliano Salerno